Nuova luce su uno dei tanti capolavori dei Musei Civici di Pesaro.
Vittorio Sgarbi propone una diversa attribuzione per la Morte del cavaliere di Celano esposta nella sala Bellini: la luminosa e splendida tavoletta non è di ambito emiliano ma rimanda, secondo il critico, a Giovanni Boccati da Camerino.
Patrimonio “vivo” vuol dire anche patrimonio studiato, “messo in discussione” e oggetto di ricerche sempre nuove e aggiornate nel corso degli anni; è accaduto così anche ad una tempera su tavola di Palazzo Mosca-Musei Civici che fa parte della preziosissima collezione Hercolani Rossini.
Proprio venerdì scorso, Vittorio Sgarbi ha pubblicato su Sette – il supplemento del Corriere della Sera (n. 43 – 24.10.2014 ‘Una zuppa emiliana tutta da rifare’) – un articolo dove analizza il dipinto che raffigura l’episodio in cui il cavaliere di Celano si confessa e spira dopo che San Francesco gli ha annunciato la morte imminente.
Finora attribuito genericamente ad un “pittore bolognese”, Sgarbi percepisce invece per quest’opera un accento diverso che conduce ai pittori di Camerino e più precisamente a Giovanni Boccati. Secondo il critico, rimandano infatti a questo autore le forme molli, la prospettiva incerta, l’atmosfera favolosa in una limpida pittura di luce e così pure le acconciature.
Per ciò che riguarda la datazione, nel clima di condivisione formale che unisce Emilia e Marche, si può pensare al 1470-’75, periodo davvero fertile per l’arte italiana. Non resta che venire a Pesaro, a Palazzo Mosca, per ammirare questo capolavoro che brilla di luce propria anche se si trova in una sala dominata dalla Pala di Giovanni Bellini.
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