Sabato 5 dicembre alle 17.30 si inaugura nel piano ammezzato dei Musei Civici di Palazzo Mosca, la mostra Il NOVECENTO – Le ceramiche italiane degli anni ’50, organizzata da Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo.
Per le festività di Natale, il percorso museale si arricchisce di una pregiata esposizione che mette in luce importanti opere delle collezioni civiche presentate alla Terza Mostra Nazionale della Ceramica di Pesaro nel 1952, manifestazione a cui aderirono le più rinomate fabbriche italiane e i più valenti artisti dell’epoca con l’intento di valorizzare e divulgare l’arte ceramica.
Grazie all’allora direttore dei Musei Civici, Gian Carlo Polidori, le opere furono donate o acquistate dal Comune per costituire una piccola ma significativa raccolta che completasse la collezione rinascimentale Mazza e la sette-ottocentesca, donazione Ugolini.
Le ceramiche allestite attestano la convivenza di artisti innestati nell’illustre tradizione della maiolica istoriata, ceramisti che reinterpretano il genere cinquecentesco, e innovatori che proiettati allo studio e alla sperimentazione della decorazione, della materia e degli smalti, testimoniano la vivacità e la ricerca di quegli anni.
Uno spazio a inizio mostra è riservato al grande scultore Leoncillo Leonardi (Spoleto 1915 – Roma 1968), con la maiolica Tre mezzi busti femminili, scultura neocubista del 1947 in origine proposta come fusto di tavolinetto. Una perfetta sintesi tra sperimentazione del colore e ricerca plastica dove la forma subisce tensioni interne che deformano e scompongono i volumi in una serie di piani cromatici e luminosi.
Tra gli artisti più classici che rielaborano la gloriosa tradizione storica figurano Bruno Baratti (Cattolica 1911 – Pesaro 2008), Elso Sora (Pesaro 1905-1991), Antonio Imperatori (Pesaro 1904-1949), Guglielmo Malato (Pesaro 1932), Antonio Lani (Lione, 1932) e Nino Naponelli (Pesaro 1925-2000); mentre sul fronte sperimentale e innovativo si prosegue con Nanni Valentini (S. Angelo in Vado 1932 – Vimercate 1985), con una ciotola dal segno grafico picassiano, un pannello in bassorilievo su cui si muovono figure scomposte di ricordo post-cubista e due vasi graffiti in gres che annunciano la predisposizione plastica dello scultore.
Tra gli artisti che si esprimono attraverso la ricerca formale della ceramica, sono in mostra anche Achille Wildi (Pesaro 1902-1975) con l’inquietante Risveglio della Morte (ante 1947), Athos Tombari (Fano 1930) con una maschera in gres di gusto primitivo arcaico, e Luciano Vichi (Pesaro 1931), autore di un sinuoso vaso decorato con figure femminili. Il piatto di Carlo Barbasetti (Fano 1914-1971) con pesce stilizzato denota uno spirito raffinato e colto, mentre il recanatese Rodolfo Ceccaroni (Recanati 1891-1983), attraverso un sapiente gioco prospettico, propone uno spaccato di vita quotidiana.
L’artista e designer Antonia Campi (Sondrio 1921), protagonista del rinnovamento dell’arte ceramica del XX secolo, è presente con un elegante vaso dal segno grafico, posto in mostra accanto al bucchero disegnato da Giò Ponti, di cui la Campi segue le orme. E poi Salvatore Meli (Comiso 1929 – Roma 2011), abile modellatore che attraverso la tecnica del colombino realizza forme libere dal vincolo del tornio e in espansione secondo la creatività dell’artista.
La scuola di Castelli d’Abruzzo è rappresentata dal pannello materico con maschere stilizzate di Giorgio Saturni (Colledara 1914 – Pescara2006) e da tre opere di Marino Baitello (Chieti 1937), mentre Guerrino Tramonti (Faenza 1915-1992), Carlo Zauli (Faenza 1926-2002) e Riccardo Gatti(Faenza 1886-1972) testimoniano la produzione faentina. Infine il grande vaso con pesci graffiti e stilizzati, di stampo primitivista, è una pregevole opera di Pier Claudio Pantieri (Meldola 1927).