NICOLA DA URBINO                                                                                     

DANTE E VIRGILIO NEL LIMBO 

TRA I MAIOLICARI PIÙ APPREZZATI E CONOSCIUTI DELL’AREA URBINATE SPICCA NICOLA DI GABRIELE SBRAGHE, MEGLIO NOTO CON IL NOME DI NICOLA DA URBINO, CON CUI L’ARTISTA FIRMA, SPESSO ATTRAVERSO UN MONOGRAMMA, ALCUNI DEI SUOI PEZZI. LA SUA PRESENZA A URBINO È DOCUMENTATA DAL 1520 AL 1538, ANNO DELLA MORTE.

La pittura elegante e raffinata di Nicola da Urbino raggiunge ben presto un equilibrio di chiara ispirazione raffaellesca, che gli è valso l’appellativo di “Raffello della maiolica”. Il suo stile classico diventa la cifra dominante dell’istoriato diffuso a Urbino, Casteldurante e Pesaro per circa un trentennio. L’istoriato, le cui origini risalgono ai primi decenni del Cinquecento, è lo stile decorativo consistente nella rappresentazione pittorica, sulla superficie ceramica, di scene mitologiche, religiose e storiche, riprese da modelli grafici di ispirazione letteraria. Il suo sviluppo è parallelo a quello della stampa, che ne rappresenta la fonte iconografica più frequente. Alla mano di Nicola da Urbino si deve il piatto, facente parte di un servizio di tre pezzi, con Dante e Virgilio nel limbo, in cui è raffigurato il commovente e intenso episodio dell’incontro con i grandi poeti dell’antichità, Omero, Orazio, Ovidio e Lucano, narrato da Dante nella Divina Commedia. Il grande ceramista dimostra ancora una volta la sua maestria nel campo cromatico evidente nell’insieme delle architetture, allegoria della sapienza umana, al centro del cavetto, rese in una tonalità avorio grigiastra. In alto al centro, domina uno stemma forse identificabile con quello del casato Leonardi. Altro esempio ceramico riconducibile alla maniera del maestro è la coppa con la Gara di Apollo e Marsia, episodio tratto dalle Metamorfosi di Ovidio. L’eccessiva sinuosità della figura di Apollo, insieme ad altri elementi figurativi, evidenzia una personalità meno matura rispetto a quella di Nicola da Urbino. Di qui l’ipotesi che l’opera sia stata eseguita da un pittore di analoga formazione, vicino al maestro. 

ENG. DANTE AND VIRGIL IN THE LIMBO 

One of the best-known maiolica workers in the area of Urbino was Nicola di Gabriele Sbraghe, also known as “Nicola da Urbino”, the name with which he signed some of his pieces, often in monogram. 

Documentary mentions note that he was in Urbino between 1520 to 1538, the year of his death. 

The elegance of his painting achieved a balance reminiscent of Raphael’s style, and earned him the name “the Raphael of maiolica”. 

His classical style influence the whole of istoriato production in Urbino, Casteldurante and Pesaro for over thirty years. The technique of istoriato, which originated in the early 16th century, is the depiction on ceramics of mythological, religious and historical episodes derived from literary models. Its development accompanied that of printing, which often provided the source inspiration for its iconography. The plate depicting Dante and Virgil in the Limbo, and belonging to a set of three, is by Nicola da Urbino. It shows the episode famously narrated by Dante in the Divine Comedy, his encounter with the ancient poets Homer, Horace, Ovid and Lucan. 

The great ceramicist shows once more his consummate skill in using colours, as can be seen from the greyivory architectures occupying the rim, an allegory of human wisdom. Above is a coat of arms, which may be that of the Leonardi family. 

Another piece influenced by the master’s style is the bowl depicting the Contest between Apollo and Marsyas, a theme derived from Ovid’s Metamorphoses. The excessively sinuous flexibility of Apollo’s figure and of other figurative elements, indicate a less mature style than that of Nicola da Urbino. It can be suggested that the work was created by a painter who had received a similar training, and who had been influenced by the master.